Il sorgere dell’umanità, il suo manifestarsi guidato dal cardine della natura, il suo attualizzarsi immutabile. Le stesse regole, le medesime espressioni, le ansie di questo legame lo ha fortificato nel correre dei tempi. Dai tempi antichi questo protagonista ha preso una definizione chiara: la Dea Madre Terra, l’Essere femminile che Compare in tante rappresentazioni dei primordi della storia. Oggi, più semplice mente viene chiamata donna. E il nome che usa anche Nunzio Nivola, artista di Orani. Pittore, ma anche apprezzabile scultore, e, ancora, compositore. Creatore di immagini sgorgate dal proprio istinto, da un desiderio di raccontare i propri approcci con la realtà, con i rigurgiti del passato che tornano a dimostrare il mutare delle mode, delle situazioni e, insieme, il rivivere dei fondamenti dell’umanità.
Da questo ponte lanciato verso la storia, Nunzio Nivola ha riportato un discor so politico-scultoreo materializzatosi in una settantina di opere. Il bagaglio necessario, e qualcosa di più, per aprire un nuovo discorso con la realtà esterna, con i propri concittadini, con gli amici, dell’artista e della sua arte, chiamati a visitare la “personale” che s’inaugura nella giornata di sabato a Orani. Nivola giunge all’appuntamento non senza qualche emozione e, perché no?, anche con qualche apprensione.
Il suo lavoro partito a metà degli anni ‘70, oggi arriva a un punto di verifica. All’esame della critica, ma anche prima della riflessione che l’artista elaborerà nella sua mente, nell’intimo di un istinto che ha focalizzato lo svilupparsi dell’umanità, rapportato al camminare della donna. Queste figure che non hanno potuto mutare i caratteri del loro esistere, dell’essere al centro dell’Universo “Donne dispensatrici di forze generatrici di vita di timidi germogli, donne scrigni gelosi di vita di fragili essere umani”, come acutamente commenta l’architetto Peppino Cicalò, presentando la mostra di Nunzio Nivola.
Il pittore oranese mancava da parecchio tempo all’appuntamento con il pubblico. La sua era “una scelta di chiarezza professionale e, ancora prima, di lealtà espressiva. Il lavoro di docente alle scuole medie non gli consentiva di portare avanti un discorso artistico che avesse un qualche di compositivo, e una crescita di contenuti. Il traguardo è però arrivato: ed è ricco di una varietà espressiva che va da quella sorta di un albero della vita, realizzato con vecchie zappe, simboli della terra, della fertilità; di un procreare che è comune alle donne che in quegli oggetti si trasfigurano. Per poi passare a quelle rappresentazioni in cui l’animo femminile esprime la carica sentimentale, la sua forza protettrice e le sue paure, le sue gioie, ma anche i suoi dolori: quelle sofferenze che hanno accompagnato le vicissitudini della donna barbaricina e che ritornano nelle scure immagini dei quadri di Nunzio Nivola.
Lui queste cose le ha conosciute in presa diretta, le ha vissute in quelle atmosfere che solo il vivere di queste comunità può offrire. Ora grazie all’attenzione dell’amministrazione municipale oranese, che ha patrocinato la mostra, Nunzio Nivola può ritornare davanti alla sua gente offrire il contributo di una lunga stagione di ricerca e di pensiero.
Francesco Pirisi