NOTA CRITICA – Maria Ausilia Fadda

Non nascondo l’imbarazzo nell’affrontare una critica su Nunzio Nivola, per il timore di invadere il suo mondo interiore che leggo attraverso le sue opere che ho avuto moda di apprezzare in circostanze del tutto casuali.
Come archeologa, nel vedere i suoi quadri ho sentito un mondo che mi era in qualche modo familiare. Nunzio Nivola infatti interpreta il ritmo del tempo, un tempo già vissuto ma che è appena nato nella sua creatività. Un tempo letto nei suoi valori estremi, come la vita e la morte, che spesso si compenetrano in una idealizzata simbiosi. Alcune opere spingono, colui che guarda, oltre il confine delle porte introducendolo in un mondo fatto di emozioni giovanili, di rimpianti di arcaiche memorie, di desiderio di un mondo nuovo da raggiungere attravero l’esperienza antica.
Il percorso inizia con una zappa. uno strumento semplice che lo riconduce al suo essere bambino nei campi assolati di Orani, una zappa che si trasforma in folle di donne oranti in figura femminile che spesso si fonde con le forme di un’antica dea nutrice che sconfigge la morte e rigenera la natura.
L’autore ha la capacità di trasmettere i valori più profondi mediati da un oggetto umile che, nella sua composizione e scomposizione, ha la forza di rappresentare i drammi sociali di una travagliata sardità, e nel contempo descrive intimità, passioni, folle partecipi di un dolore e della gioia di una festa. La materia come il ferro, il bronzo, l’arglla ed il colore si sottomettono alla sua creatività ripetitiva e quasi ossessiva , ma solo in apparenza. Nunzio infatti attraverso un sapiente uso del colore rinnova le proprie emozioni e penetra in mondi interiori nuovi in una incessante palingenesi.

Maria Ausilia Fadda